In ogni epoca storica, l’essere umano, è stato profondamente affascinato dalla possibilità di predire il suo futuro, a prescindere dalle modalità con cui la divinazione veniva posta in essere. Una delle attività divinatorie più diffuse di tutti i tempi, dopo l’astrologia, è la cartomanzia, pratica che consiste nella predizione di eventi futuri attraverso l’interpretazione del significato di specifiche carte. Le teorie sulle origini della cartomanzia moderna sono tutt’ora numerose e contrastanti tra loro e le prime prove certe della sua esistenza, risalgono all’epoca medioevale europea.
Alcuni studiosi fanno risalire la nascita della cartomanzia e dei primi tarocchi, al popolo cinese nel XI secolo a.C., come riminiscenza del gioco del domino, utilizzato nell’antichità, come strumento per decifrare la volontà divina. Questa tesi può apparire plausibile se si tiene conto che sia le carte che la stampa, sono nate appunto in Cina.
C’è di asserisce che la cartomanzia, sia stata importata dal popolo zingaro in Europa. Altra teoria molto verosimile, vede invece la cartomanzia, gettare le sue origini nell’antico Egitto e dunque nel XXII secolo a.C. Uno dei più grandi sostenitori della tesi egizia, fu un esoterista francese, noto con l’acronimo di Etteilla, che fu il primo occultista della storia, a praticare in maniera professionale, l’arte della divinazione e della cartomanzia. Nel 1770, in un suo scritto, sottolineò come l’unico libro non andato distrutto durante l’incendio della Biblioteca d’Alessandria, trattava appunto di cartomanzia, nell’antico Egitto. Il volume in questione, indicava le modalità con cui gli antichi egizi erano soliti suddividere 78 carte, costituite da foglie dorate, su cui erano impressi dei misteriosi geroglifici che solo i sacerdoti erano in grado di decifrare ed interpretare. Negli anni successivi, i geroglifici furono pian piano sostituiti da simboli e figure particolari.
Etteilla, in realtà, non fu in grado di provare con certezza l’origine egizia della cartomanzia: le prime prove certe, dell’esistenza dei tarocchi nell’antichità, sono da far risalire all’epoca medioevale, per la precisione in Francia, Spagna e Germania. Durante il Medioevo, alle carte, non era assegnato nessun significato specifico ed esse assumevano senso perché pescate all’interno di una certa sequenza, in funzione della quale assumevano un nuovo significato divinatorio.
Uno dei primi volumi medioevali dedicati alla cartomanzia, risale al 1505 ed è di matrice tedesca. Esso consisteva in una raccolta le cui pagine prevedevano, ai margini, la raffigurazione di una carta e della relativa predizione che avrebbe interessato il lettore approdato su quella specifica pagina: una sorta di primitivo consulto di un cartomante cartaceo.
Il 1540, rappresenta l’anno 0 della cartomanzia moderna: il quello’anno, Guillaume Postel, diede vita al primo saggio dedicato alla cartomanzia ed ai tarocchi, delineando le regole che con alcune modifiche, sono tutt’oggi seguite. Nello stesso anno, Francesco Marcolini da Forlì, pubblico un altro volume che prevedeva l’uso di 36 carte: il libro prevedeva che il lettore dovesse scegliere delle domande contenuto nel primo capitolo del tipo, lei ama lui o lui ama lei.
In relazione alla risposta ricevuta, il lettore veniva indirizzato verso una serie di carte la cui sequenza avrebbe coinciso con una predizione. Una delle più famose cartomanti dell’antichità fu Marie Adelaide Lenormand alle quale si rivolse anche la moglie di Napoleone Bonaparte e lo stesso Imperatore: Mlle Lenormard, di origine francese, visse dal 1768 al 1843. Uno dei primi mazzi di carte divinatori risalente alla metà del 800 porta il suo nome. Nel 1793, aprì a Parigi uno studio di cartomanzia ma alcuni studiosi sono tutt’ora convinti che molte predizioni a lei accreditate, non siano veritiere. Attualmente i titoli dei più famosi mazzi di carte per divinazione, prendono spunto dal suo nome.